Sono giornate intense queste. A Milano c’è BookCity, uno degli eventi che più amo in città. Mi piace il suo essere itinerante, la sua apertura alle storie e alle parole. E poi si scoprono location cittadine insolite. Amo così tanto questo evento che lui lo sa e ogni anno trova il modo di coinvolgermi.
Mercoledì scorso sono stata tra le voci dell’incontro organizzato da Francesca Ferrara sulla comunicazione in ambito turistico. Domenica, invece, presento il nuovo lavoro di Barbara Chiarandà “Energità. Decidere di essere eccezionali” ( lo trovi qui). L’incontro ha un titolo che emoziona di suo “Costruire pace interiore e collettiva valorizzando il potenziale delle relazioni umane” (trovi le info per partecipare qui, è un evento gratuito).
Preparo un caffè e mi metto a scrivere qui. Voglio parlarti delle parole.
Partiamo da qualche anno fa: 2019, un’idea per un nuovo libro. Non sapevo bene cosa volessi scrivere ma sentivo fosse arrivato il momento di occuparmi della comunicazione empatica e di mettere insieme un po’ di appunti utili a me, alle persone.
Ricordo quello come un un momento di grande riflessione per me, osservando le abitudini di comunicazione in rete. Mi sono spesso chiesta cosa sarebbe successo se ci fossimo fermati a riflettere sull’impatto che le nostre parole hanno sulle persone che intercettano i nostri contenuti digitali, e su di noi.
Risultato: 7 ore di brainstorming in un paio di locali di Milano con i miei editori Do it human. Appunti trasformati in una mappa mentale di dimensioni notevoli. Scrittura intensa e poi, giugno 2020, è uscito lui: Empatia Digitale. Da un paio di settimane è uscita una nuova ristampa e gli abbiamo cambiato vestito.
Questo volumetto pare abbia ancora molto da dire. La mia amica Giulia Bezzi, grande professionista, lo chiama “Il piccolo Principe della comunicazione digitale” e a me questo genera sempre una grande emozione.
Le parole creano connessioni e trasformano il successo professionale.
È facile cadere nell’automatismo della comunicazione, scambiando le parole come moneta corrente, senza badare al valore che portano con sé. Eppure, le parole possono costruire o distruggere, creare ponti o innalzare barriere, ispirare o spegnere.
Quando parliamo di comunicazione empatica, stiamo parlando di un’arte sottile che va oltre la semplice trasmissione di informazioni. La comunicazione empatica si radica nella capacità di ascoltare, di comprendere l’altro e di rispondere in modo autentico, mettendo da parte il proprio ego per fare spazio all’ascolto attivo e alla comprensione profonda.
L’empatia cognitiva è un viaggio nelle nostre esperienze personali
L'empatia cognitiva, che differenzia da quella emotiva, ci consente di riconoscere ciò che l’altra persona pensa e di accogliere il suo punto di vista. Senza la pretesa di comprendere in pieno quello che prova ma facendo un tentativo per avvicinarlo maggiormente alle nostre esperienze personali. Si crea così un legame profondo tra persone che porta beneficio alla relazione professionale e umana.
Lo psicologo Martin Hoffman ha definito l'empatia l'attivazione di processi psicologi che fanno sì che una persona abbia sentimenti che sono più congruenti con la situazione di un’altra persona piuttosto che con la propria.
Che definizione straordinaria. Dice davvero tutto.
Ora, so bene che l'empatia passa anche attraverso quell'universo che rappresenta il linguaggio non verbale, ma non possiamo negare che la scelta delle parole consente quella profondità empatica che genera connessioni.
Le parole sono il cuore delle relazioni.
Pensa a un momento della tua vita in cui una conversazione ti ha davvero toccato nel profondo. Quei momenti sono costruiti dalle parole e dal sentimento che le accompagna. Le parole sono più di suoni o segni su uno schermo: sono il veicolo delle nostre emozioni, dei nostri pensieri e delle nostre intenzioni.
Eppure, quante volte ci capita di pronunciare parole senza pensarci? In quanti contesti lavorativi, sopraffatti dalla fretta, ci troviamo a rispondere a email o messaggi senza realmente mettere attenzione al tono, alle sfumature e all’impatto che le nostre parole potrebbero avere sulle persone?
Comunicare con empatia significa non solo prestare attenzione al cosa si dice, ma anche al come lo si dice.
L’empatia è ciò che ci permette di uscire dalla nostra prospettiva per entrare in quella delle altre persone. Rinunciare a questa esperienza ci fa perdere delle grandi opportunità.
L’impatto della comunicazione empatica sul successo professionale.
Una comunicazione empatica non è solo un nice to have: è un asset strategico che può aumentare la nostra capacità di ispirare, di costruire fiducia e di guidare con integrità.
Le parole possono plasmare la percezione. Il nostro cervello è sempre impegnato nel costruire una rappresentazione della realtà basata sulle aspettative, sulle esperienze passate e sulle parole che scegliamo di utilizzare. Quindi non abbiamo solo uno strumento per descrivere la realtà, possiamo anche crearla.
Quando comunichiamo con empatia, ci assicuriamo che le nostre parole non siano solo uno strumento di espressione, ma anche un mezzo per costruire relazioni di fiducia, favorire la collaborazione e, quindi, ottenere risultati concreti.
Le parole ci appartengono: vibrano intorno a noi. Le usiamo tutti i giorni. Ad alcune diamo l’opportunità di portare con sé un significato profondo. E alle altre?
Spesso si pensa all’empatia come a un tratto caratteriale, qualcosa che o si ha o non si ha. Per me non è così: sono tra coloro che sostengono che sia una competenza che può essere coltivata, allenata e sviluppata. È come un muscolo: più lo utilizzi, più si rafforza.
Come ricorda la ricercatrice Brené Brown, l’empatia non è solo capire le emozioni degli altri, ma sperimentarle insieme a loro. Si tratta di entrare davvero in contatto con ciò che l’altra persona sta vivendo, senza giudizio, senza filtri, con la volontà di riconoscere. Questo tipo di connessione emotiva e cognitiva ha il potere di trasformare le relazioni, sia personali che professionali.
Nel contesto lavorativo, significa saper costruire un ambiente di fiducia reciproca, in cui le persone si sentono ascoltate e valorizzate.
E la fiducia, lo sappiamo, è alla base di ogni relazione di successo.
"Il linguaggio esercita un potere nascosto, come la luna sulle maree."
Rita Mae Brown
Allenare l’empatia nella comunicazione quotidiana.
Ti avranno già parlato di ascolto attivo e e altre ottime tecniche. Quindi provo a darti spunti differenti:
chiuditi per un attimo in un silenzio riflessivo: dopo la prossima call o riunione in presenza, prenditi qualche minuto per riflettere. Cosa ti è stato realmente detto? Come stava l'altra persona? Hai notato qualcosa del suo modo di comunicare? (Facciamo durare meno la riunione, nel caso!)
Chiedi una storia: siamo laureati in problemi, ci nutriamo così per abitudine. Proviamo invece a chiedere alle persone di condividere una loro esperienza. Questo aiuta a creare connessioni più profonde: l'esperienza umana vince su tutto. Sempre. ( Alessandro Angelelli parla di expertelling. Ho imparato da lui questo termine.)
Scrivi un messaggio di gratitudine: ti garantisco reazioni inaspettate e sorprendenti. (No, non smetterò mai di suggerire questa abitudine. Ho realizzato anche un workbook pratico).
Il potere delle parole: costruire o distruggere?
Ogni giorno, in ogni interazione, grande o piccola, le parole possono fare la differenza. Non è necessario possedere l'arte oratoria dei grandi del passato né la penna delle firme più amate per comprendere questo: anche una semplice email, una conversazione tra colleghi o un commento durante una riunione possono avere un impatto inaspettato.
L'empatia non è solo una soft skill da aggiungere a un elenco, ma una scelta consapevole.
Quando la mattina ci svegliamo comincia la danza delle opportunità per ognuno di noi. Possiamo ascoltare con più attenzione, scegliere meglio le parole, fermarci un attimo prima di rispondere, provare a leggere le email anche mettendoci nei panni dell'altra persona.
Queste piccole sfide quotidiane portano frutti inaspettati. Si comincia a notare come il clima di lavoro diventa più sereno, le relazioni più profonde e le conversazioni più significative. A volte bastano solo poche parole scelte con cura per cambiare l'intera dinamica di una giornata o di una relazione. Ti dirò di più: si diventa professionalmente affascinanti e irresistibili.
Dimmi che non ti piace questa idea e ti dirò che stai mentendo!
L'empatia può trasformare una conversazione ordinaria in qualcosa di diverso dall'aspettato. Perché non provare? Si potrebbe scoprire che ogni incontro, ogni scambio, ha il potenziale per arricchire non solo chi ci ascolta, ma anche noi stessi.
La vera forza è nelle sfumature. Non è sempre questione di grandi gesti, ma di piccoli momenti, di quelle parole scelte con attenzione che dicono: “sono qui, ti ascolto, mi importa di te”. E in un mondo abitato da distrazioni e scelte frettolose queste sono le parole che fanno la differenza.
“Io ti vedo” è la dichiarazione di stima e amore che si scambiano i Na'vi, la specie indigena immaginaria del pianeta Pandora in Avatar.
Facciamola nostra. Rendiamola reale.
Buon venerdì,
Assunta
Ho creato la Dire Fare Ringraziare Academy per fare un viaggio nella comunicazione empatica insieme.
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