Ed eccoci di nuovo qui. Primo venerdì di febbraio e un profumo di primavera quasi nell’aria. Mentre ti scrivo il sole entra dalla finestra. Una piacevole sensazione e anche un’intuizione interessante.
Questa newsletter nasce dal cuore. Prende forma tra il mercoledì e il giovedì prima e attinge a ciò che leggo, ascolto, vedo, sento, trovo. C’è un grande lavoro di ricerca e di lettura, che poi è il bello del giornalismo. Quello che mi genera emozioni finisce qui.
E oggi tocca all’intervista al giornalista Domenico Iannacone fatta da Beatrice Dondi su L’Espresso.
ti ricordo l’ebook gratuito con 50 idee per portare la gratitudine in ambito lavorativo. Lo scarichi qui.
L’8 Febbraio terrò un webinar dal titolo “Comunica con gratitudine”. L’incontro è sold out ma puoi già acquistare la registrazione a prezzo promo
Ti aspetto il 16 Marzo a &Love Story a Verona dove sarò speaker. Puoi acquistare il biglietto con uno sconto usando il codice constructivenetwork. Ti lascio il link.
Una responsabilità per ognuno
"Io non amo parlare quando non serve, detesto il protagonismo. Se mi avvicino a una storia devo fisicamente dargli uno spazio vitale, per far sì che diventi di tutti."
Domenico Iannacone
Il giornalismo di qualità in televisione fa fatica. A meno che non si incontra un marziano come Domenico Iannacone: un professionista che fa di tutto per portare il giornalismo a un livello più profondo e significativo. E le parole che ho riportato qui sopra lo dimostrano.
Ho ritrovato nel suo percorso, e nell’intervista , un approccio umile ed empatico che non appartiene al mondo mediatico di questo tempo. Il suo programma “Cosa ci faccio qui” a me ha rubato il cuore. Storie di periferia, ai margini della società, viaggi intimi nella vita altrui in punta di piedi e con profondo rispetto. Questo è un giornalismo che si prende cura delle storie e che raramente si trova. C’è una umanità fragile là fuori e raccontarla è una nostra responsabilità.
In Rai lo hanno fermato per due anni. Ora dovrebbe tornare.
Dell’intervista mi ha colpito la sua dedizione alla professione e il suo appello a una responsabilità comune quando si parla di informazione. È una chiamata all'azione per ogni individuo che consuma le notizie, per non accontentarsi di narrazioni superficiali ma piuttosto cercare il fuoco, la passione, la profondità nelle storie raccontate.
Il panorama dell’informazione che tanto critichiamo lo rendiamo tale noi accettando passivamente ciò che ci viene proposto. Non smetterò ma di dirlo: abbiamo la possibilità di partecipare attivamente alla creazione e al consumo di contenuti che alimentino il nostro pensiero critico e ci rendano cittadini più consapevoli.
E i modi per farlo sono innumerevoli. Per esempio:
ringraziando privatamente un giornalista quando scrive un pezzo con cura e dedizione.
Sostenendo il giornalismo di qualità con donazioni se si tratta di testate indipendenti.
Evitando di condividere ciò che non ci piace per dire che non ci piace.
Condividendo articoli che ci hanno fatto capire la complessità del mondo.
Mandando nell’oblio quei contenuti che fanno male a noi e all’informazione.
Un impegno significativo, lo so. Ma da qualche parte occorre cominciare. Da soli si va veloci ma insieme si arriva lontano. E forse è tempo di stare uniti. Anzi, senza forse.
Potrebbe essere interessante partire da qui: scorri la tua home page di Facebook e nota le notizie che ti vengono proposte. Quello è ciò su cui tu metti attenzione con un click, una condivisione, una reazione. Se non è quello che vorresti allora cambia il tuo modo di interagire con l’informazione.
Vedrai la tua home cambiare. E anche il tuo umore.
Assunta
Salva e metti da parte 📌
Tools
In questo articolo se ne trovano 8 dedicati ai freelance. Ma secondo me sono adattabili a qualunque professione. Buttaci un occhio.
Un profilo Instagram
Divertente, dissacrante: ti strappa spesso un sorriso. Il profilo di @CoseBrutteImpaginatebelle è da seguire. Con ironia però!
Un articolo
Ho l’abitudine di annotare le frasi che ascolto per strada e nei luoghi pubblici. Lo faccio da sempre. Sono sulla mia Moleskine e di tanto in tanto mi danno spunti per i miei articoli. Poi ho letto questo articolo su Il Post ed è stato divertente. Dice che potrebbe essere uno di quei rituali che salvano l’esistenza.