Buon venerdì,
abbiamo perso l’empatia. Mi fa male dirlo ma è diventato troppo evidente. Sembra sgretolarsi minuto dopo minuto sotto il peso delle opinioni rapide e delle reazioni di impulso. E ci riguarda tutti.
È diventato comune scambiare il mi piace per un abbraccio virtuale e commentare con superficialità anziché con compassione. Abbiamo trasformato le nostre interazioni online in un campo di battaglia digitale, dimenticando che dietro ogni profilo c'è una storia complessa.
Una persona.
Noto questo fiume in piena di scarsa empatia soprattutto nei confronti delle persone più note. Qualunque professione svolgano. A loro non viene perdonato nulla. Non va bene se sbagliano, ma se non lo fanno non ci piace. Critichiamo i lustrini ma anche la semplicità. Non ci piace che facciano del bene e lo dichiarino ma se non lo fanno allora significa che mentono. Le vogliamo autentiche ma poi è scomodo vederne ogni lato. Cerchiamo la vulnerabilità ma ci infastidiscono le lacrime.
Come fai sbagli, recita il proverbio antico come il mondo.
Il che denota la nostra nuova urgenza: criticare, accusare, colpire, denigrare. A prescindere.
Ed è questo che a me fa male. Come se bastasse distruggere gli altri per elevare noi stessi. Come se fosse divertente vedere andare a fondo chi ha successo. Come se la sofferenza altrui fosse diventata il nostro nutrimento.
Che mondo è questo? Sarebbe una domanda lecita. Ma non voglio farmela. Vorrebbe dire credere che non è un bel mondo. Perché dai, cosa ti viene da rispondere a una domanda del genere?
Preferisco riflettere e scegliere.
La riflessione mi permette di notare che:
non siamo allenati all’empatia. Il perché lo cercherei nell’impegno che questo richiede. Per quanto ci siano persone che sostengono di non essere empatiche, di fatto lo siamo tutti ed è solo una questione di limiti e di allenamento l’esserlo più o meno. Come esseri umani, infatti, siamo inclini all’empatia. È un fattore genetico. Immedesimarci nelle storie altrui è una propensione naturale che poi scegliamo di ascoltare o ignorare. Di tenere a un livello superficiale o di radicare.
Siamo, invece, allenati bene alla polarizzazione. Quel fenomeno che alimentano i media e che riassumerei così: “da che parte stai?” E le parti sono solo due. Non importa se ti frulla in testa una terza o quarta opzione. Spazza via e scegli l’una o l’altra.
Il branco ci affascina, purtroppo. Stare lontano dal pensiero comune costa fatica: e anche tanta. Molto più facile sentirsi parte del gruppo. Salvo, poi, trovare chi la pensa come noi e scoprire che possiamo anche avere un’opinione differente. C’è chi lo fa. La vera domanda è se non possiamo essere noi quelli che stanno alla larga dal pensiero comune.
La scelta mi fa dire:
voglio credere nelle brave persone. Perché alla fine è questo il punto: se mi guardo intorno (e intendo nella mia vita quotidiana) trovo persone pazzesche che ogni giorno fanno del bene. E questo mi basta per sapere che non c’è sempre del marcio dietro alle storie. Anche quelle che non conosciamo. Il beneficio del dubbio non si dovrebbe negare a nessuno.
Continuo a sostenere l’empatia come una grande opportunità per allenarci a essere persone migliori. Quando guardo un meme eccessivamente crudele o leggo un commento frutto di un istinto superficiale o rintraccio un articolo che gira il coltello nella piaga: è allora che mi fermo e immagino l’effetto che ha su chi ne è protagonista. Non è una bella sensazione.
Faccio quello che posso con con quello che so fare. E poi cerco di imparare ancora e ancora. Ed è già una gran cosa a mio avviso. Potremmo anche essere la famosa goccia nell’oceano ma quanto è bello sentirsi a proprio agio con il percorso di vita che si delinea davanti a noi. Alla fine, la biografia di ognuno di noi è costellata di esperienze che nascono dalle scelte fatte. Ma se la rileggiamo, ci piace davvero?
L’empatia è la connessione con altri esseri umani.
E per questo è, anche, la nostra opportunità. Mi piace pensare che sia molto simile alla lettura della mente. Di fatto si tratta dell’abilità di mappare il terreno emozionale e mentale delle altre persone attraverso le parole e i gesti.
Chiediamoci sinceramente, quando è stata l'ultima volta che abbiamo cercato di comprendere davvero il punto di vista di qualcun altro prima di lanciare il nostro giudizio digitale?
L'empatia, la colla sociale che tiene insieme il nostro mondo, richiede uno sforzo attivo. È tempo di rallentare, ascoltare e costruire connessioni autentiche in un mondo virtuale che sembra averne sempre di meno.
Io non smetto di crederci. Non so tu!
La prossima Newsletter avrà la spinta del 2024.
Intanto, buon fine 2023,
Assunta
PS: è piaciuta l’idea delle consulenze che lancerò nel 2024. Ho creato un Calendly per le call conoscitive gratuite. Puoi prenotarti qui nei giorni e orari proposti e capiamo se possiamo lavorare insieme.
Salva e metti da parte 📌
Un articolo
Il mio amico Skande (Riccardo Scandellari) ha scritto parole molto interessanti sull’autenticità che vogliamo, o forse no, le trovi nella sua Newsletter su Linkedin.
Una Newsletter
La prima volta che ho sentito parlare di Intelligenza Collettiva è stato davanti a un caffé con la mia amica Valentina Coradeghini. E da lì ne è nata una newsletter che ti suggerisco di seguire. Sta lanciando in questi giorni un percorso gratuito che potrebbe esserti utile.
Un libro
Giacomo Rizzolati (lo studioso dei Neuroni Specchio) e Antonio Gnoli hanno scritto un libro che spiega cose interessanti: “In te mi specchio. Per una scienza dell’empatia”. Lo trovi qui.
Restiamo in contatto anche altrove
Se desideri conoscere di più su di me ti suggerisco di fare un giro sul mio sito AssuntaCorbo.com oppure di cercarmi sui social network: Facebook - Instagram - Twitter - Linkedin
Ho scritto libri sulla gratitudine, la comunicazione e il giornalismo costruttivo: li trovi qui
Se vuoi invitarmi al tuo evento puoi scrivermi qui: amo l’energia della condivisione.
Per commenti privati a questa newsletter fai semplicemente “rispondi”. Ti leggo e ti rispondo.