Era sbagliato il contesto, quella volta
Una storia personale, per una riflessione di comunità
Eccoci, venerdì.
Un nuovo fine settimana in arrivo e l’aria di primavera sempre più insistente.
Qualche giorno fa mi è tornato in mente un evento della mia vita passata.
Avevo 13 o 14 anni, poco importa. Frequentavo le superiori, di questo sono certa. Era stato organizzato un evento in auditorium che coinvolgeva tutti gli studenti. Ad alcuni di noi era stato affidato un compito. A me, la lettura di alcune pagine di “Io speriamo che me la cavo” di Marcello D’Orta (anno di pubblicazione 1994). Ero felice: leggere è nel mio DNA. Ho sempre letto a voce alta per entrare ancora di più nelle storie, per sentirle risuonare nell’aria. Mi emozionano così tanto. Puoi immaginare quanto fossi felice di farlo da un palco importante per quel momento della vita. I compagni di classe, gli amici delle altre sezioni, il ragazzo che mi faceva battere il cuore là in ultima fila.
Salgo sul palco dell’auditorium con le gambe tremolanti ma felice. Le mie All Star nere ai piedi, compagne di esperienze.
Inizio a leggere.
Mi rilasso.
E dopo pochi secondi quello che non mi sarei mai aspettata: sono iniziati i fischi e poi le risate. Avrei voluto che apparisse una botola sul palco che mi portasse giù. Ma non è accaduto. E allora sono rimasta. Ho letto quello che era previsto fino alla fine. Ligia al dovere. E sono uscita con le lacrime agli occhi per tuffarmi tra le braccia della mia migliore amica (Paola, lo è ancora oggi!). Frastornata dietro le quinte sentivo sul palco qualcuno che stava rimproverando gli studenti per il comportamento. Credo di essermi chiusa in bagno.
“Tu sei quella del libro” è stato l’appellativo dei mesi successivi. A ogni incontro. Poi piano piano tutto è scemato.
Puoi immaginare come mi sono sentita?
Ti confesso che da qualche parte dentro di me quel momento vive ancora ma non è così vivido. E credo che la sua elaborazione sia stata naturale e legata alle mie scelte professionali: passo molto tempo sui palchi, parlo in pubblico spesso, racconto storie, scrivo libri. Quanto è bizzarra la vita, vero?
Metto insieme i puntini solo ora. Una delle delusioni più grandi è strettamente collegata a una delle cose che più amo fare. Raccontare storie da un palco.
Era sbagliato il contesto, quella volta. E il contesto è importante.
La mia professione me lo insegna ogni giorno. Di questo che voglio parlarti oggi.
Ho sistemato il sito se ci fai un giro trovi risorse gratuite, articoli del blog e qualche info su di me e su cosa possiamo fare insieme. Quando hai un attimo lo trovi sempre qui.
Ti rinnovo l’invito: il 16 Marzo sono a &Love Story a Verona. Puoi acquistare il biglietto con uno sconto usando il codice constructivenetwork. Ti lascio il link. Se vieni fatti riconoscere che ci abbracciamo.
Dicevamo che il contesto è importante
Nel giornalismo contemporaneo, il contesto è la chiave spesso dimenticata nel cassetto della scrivania. È quel cesto di informazioni di base che danno significato a una storia. È il quadro generale che permette al pubblico di comprendere mettendo in prospettiva il fatto e cogliendo il significato degli eventi che accadono.
Il contesto è anche ciò che permette ai giornalisti di dare un senso alle informazioni che stanno raccogliendo e raccontando. Senza contesto, le informazioni sono solo dati e fatti fini a sé stessi e difficili da comprendere nelle loro sfumature. Quando si aggiunge il contesto, questi fatti e dati si trasformano in notizie di buon giornalismo. Contestualizzare una storia permette alle persone di riconoscere la connessione tra eventi differenti e di capire le cause e gli effetti degli stessi. Quindi, se da un lato il pubblico comprende come una notizia si inserisca in uno schema più ampio, dall’altro i giornalisti possono davvero offrire quel ruolo di servizio pubblico che appartiene alla professione sin dalla sua nascita.
Purtroppo, negli ultimi decenni, il contesto è andato sempre più definendosi come l’anello mancante del giornalismo. Il digitale ha creato un ambiente così veloce e in costante cambiamento da non dare spazio all’approfondimento. E quindi tutti quegli elementi che fornirebbero importanti indizi sulle storie da raccontare vengono a mancare.
Se le notizie non sono sufficientemente contestualizzate, si può verificare un'indigestione di informazioni. Noi tutti, invece, abbiamo la necessità di tenere conto di quanti più elementi possibili per poterci costruire un’opinione personale che vada oltre la storia stessa. Un contesto ben raccontato consente di comprendere l'ambiente politico, economico, storico e sociale dei luoghi, delle persone e degli eventi che raccontiamo. Questo lavoro ha un ruolo fondamentale nel contrastare stereotipi e pregiudizi che, per lo più, arrivano dalla non conoscenza e dalla non contestualizzazione.
Quella frase funziona, non conta nient’altro.
Frasi estrapolate dalle interviste completamente decontestualizzate rappresentano l’abitudine. Fanno leva sugli istinti primordiali delle persone. Son un colpo di fulmine a tutti gli effetti.
Ci danno uno strattone per farci reagire fino a buttarci di getto nel commento carico di odio, pregno di giudizio, condito con stereotipi e arricchito di conferme che aspettavamo. Con buona pace di tutti i bias cognitivi che generano le nostre percezioni. Se ci fosse un contesto andrebbe in modo differente. Non dico che l’onda anomala di negatività non partirebbe, ma sarebbe certamente più bassa. Perché il contesto spiega, aggiunge elementi e arricchisce la narrazione garantendo la complessità.
Se i giornalisti non mettono in chiaro il contesto allora il pubblico deve andarlo a cercare. Perché è un proprio diritto e, al tempo stesso, un dovere come membro di una comunità.
Ricapitoliamo il perché:
la contestualizzazione delle informazioni fornisce una visione più profonda degli eventi. Ciò significa che quando le informazioni sembrano superficiali o incomplete, è nostro compito indagare e cercare il contesto mancante. Solo così possiamo ottenere una comprensione completa e critica degli eventi che ci circondano.
Il contesto è ciò che conferisce significato e rilevanza alle notizie. Quando manca, si può cadere in interpretazioni errate o superficiali degli eventi. Pertanto, è importante essere consapevoli di questa lacuna e impegnarsi attivamente a integrare il contesto mancante.
In un'epoca in cui le informazioni sono abbondanti ma spesso frammentate contestualizzare le notizie diventa cruciale. Ognuno di noi ha il potere e la responsabilità di guardare oltre i titoli e di comprendere appieno le implicazioni di ciò che viene riportato. Solo allora possiamo essere veramente informati e partecipare attivamente al dibattito pubblico con una base solida di conoscenza e comprensione.
Che dire, ti do il benvenuto nell’era del pubblico che deve scegliere in modo ancora più consapevole e critico.
Assunta
Salva e metti da parte 📌
Un articolo
C’è un signore che colleziona televisori: la sua mansarda ha delle vere chicche che possono raccontare la storia italiana. L’articolo qui.
Un reel Instagram
Il giornalista Francesco Oggiano ha commentato il caso Ghali di Sanremo in un reel su Instagram: interessante per farsi un’opinione.
Un altro articolo
I classici: quei libri intramontabili che hanno un loro perché anche nella società contemporanea. Ti lascio un articolo stimolante.