Fa freddo in questi giorni, quindi puoi immaginarmi con una tè caldo tra le mani. Sorseggio mentre rifletto su cosa condividere con te. Sono le 8 di venerdì mattina il che ti fa capire che non sono riuscita a scrivere la newsletter prima di oggi.
Un periodo così: poco tempo al pc, molto in giro ad incontrare persone e parlare di ciò in cui credo. Amo questi spazi di condivisione perché mi danno sempre stimoli nuovi da condividere con te.
Quindi partiamo, oggi, con un tema caldissimo: giornalismo e intelligenza artificiale.
Quanto ne sai?
Cosa ti aspetti da chi fa giornalismo?
Sono stata invitata al Malnisio Science Festival in provincia di Pordenone per raccontare come possiamo restare umani in un’epoca che ci spinge all’uso delle tecnologie. In particolare mi è stato chiesto di condividere riflessioni legate al giornalismo costruttivo nello specifico.
Tutto è nato quando ho rintracciato un’indagine di TrustingNews che ha messo insieme le risposte a questa domanda: “Quanto sei a tuo agio rispetto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte dei giornalisti?”.
Cosa ci dice questo grafico (potete vederlo in modalità dinamica qui)?
Il 70% delle persone intervistate si sentono a proprio agio se immaginano giornalisti e giornaliste utilizzare l’intelligenza artificiale per correggere errori di ortografia e/o grammaticali.
Viene ben accolta anche la trascrizione di interviste: raccolgo la chiacchierata con una registrazione audio e poi la rendo testo.
Più del 50% delle persone è abbastanza sereno nel pensare che si possa usare l’intelligenza artificiale per analizzare i dati e tradurre testi.
Meno gradito è l’utilizzo delle voci generate dall’intelligenza artificiale (il 60% non ci sta), segno che l’aspetto umano è fondamentale in questa professione.
Venendo alla scrittura vera e propria, si accetta che venga utilizzato l'IA per generare titoli, copy per i post social e articoli ma viene richiesta fortemente la revisione umana.
Questi dati sono interessanti per diversi aspetti. Uno su tutti:
la necessità di mantenere l’approccio umano nell’informazione.
Ti confesso che sono molti i colleghi e le colleghe che temono di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale. Quando me lo dicono io lancio sempre una provocazione che vale per tutte le professioni in realtà:
“se hai paura che l’IA ti sostituisca allora chiediti come stai lavorando”.
Quel “come” fa tutta la differenza del mondo. Accoglie le sfumature della vita e delle storie, dei propri valori e dello studio. Se l’IA può occuparsi di rilanciare breaking news e rimaneggiare comunicati stampa, di certo non può indossare le scarpe, uscire di casa e andare a incontrare le persone. Almeno non può ancora farlo.
Per questa ragione il giornalismo costruttivo può essere una buona opportunità per ognuno di noi: di rendere unica la professione e di consentire un’informazione di qualità.
IA: tra opportunità e rischi
Ci sono opportunità nell’Intelligenza Artificiale e io la uso serenamente e con divertimento devo dire.
Tra queste:
Analisi rapida di grandi quantità di dati o creazione abstract di studi e ricerche
Amplificazione di voci trascurate. Riesce ad analizza i contenuti in rete per portare alla nostra attenzione movimenti, associazioni che non avremmo intercettato.
Traduzioni e correzioni come detto anche nell’indagine sopra.
Stimolo creativo rispetto alle sfumature possibili in una storia.
Ci sono anche dei limiti, però, ed è bene tenerli a mente:
Perdita di empatia e umanità.
Rischio di bias nell’algoritmo.
Possibilità di disinformazione amplificata.
Mancanza di profondità analitica e prospettiva etica nelle narrazioni.
Il segreto, quindi, non è evitarla ma conoscerla.
Ho fatto un esperimento.
La sera prima dell’evento a Malnisio mi sono chiesta come potessi rendere più stimolante il mio speech oltre gli aneddoti personali. Ho fatto una chiacchierata con ChatGpt sul tema e ne sono usciti elementi interessanti. Ti lascio qui le slide del mio intervento:
Hai notato le sottolineature nel testo? Sono i focus su cui è importante mettere l’attenzione. Questa conversazione dice diverse cose, alcune evidenti altre meno.
Tra quelle meno:
ha usato parole adatte a me e a come io lo interrogo quando lavoro con lui: potrebbe dare a te le stesse risposte? Sì, ma con parole differenti e un tono più freddo o più caldo a seconda di come tu scrivi o di quanto ti conosce.
Tendenzialmente dà sempre ragione: e questo è un dato da non sottovalutare e che lo rende al tempo stesso meno umano e onesto. L’onestà di cui parla, sembrerebbe, è quella che ho chiesto io che mi occupo di un tema in particolare. Non vuole deludere.
Vuole avere sempre l’ultima parola: al mio grazie finale è seguito un altro messaggio di saluto. Saremmo potuti andare avanti ore. La sua gentilezza estrema fa sorridere.
L’IA siamo noi
A Malnisio ho ascoltato il prof. Roberto Battiston con grande interesse. Durante il suo intervento mi ha permesso di unire qualche puntino e mi ha lasciato appunti preziosi sulla mia Moleskine.
Ti lascio questo: l’intelligenza artificiale risponde raccogliendo i contenuti che noi abbiamo generato nel tempo. Se oggi continuiamo a utilizzarla per produrre notizie, storie, contenuti di ogni genere finiremo per dire sempre le stesse cose. Se nessuno mette nuovi punti di vista, lei continuerà a pescare in ciò che sa.
E dove finisce l’unicità dell’essere umano?
Proviamoci allora, lasciamoci così. Proviamo a generare i nostri contenuti mentre usiamo l’IA come assistente personale e non come nostro sostituto.
Proviamoci, anzi no, facciamolo.
Assunta
“Inversione a U. Come il giornalismo costruttivo può cambiare la società” è il libro giusto per approfondire
Da guardare e ascoltare
C’è stata una diretta Instagram con PotAgency: una chiacchierata con Elisa Badiali in cui ho parlato di me, del mio lavoro, dei miei valori. Se ti va di vederla è qui.
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