E buongiorno! Eccoci a un nuovo venerdì insieme.
Questa newsletter sta prendendo forma giovedì sera. Solitamente la scrivo il mercoledì mattina, ma devo aver perso di vista la settimana e mi sono ritrovata così. Va bene, ho smesso di essere severa con me stessa molto tempo fa. Non è stato facile ma è stato liberatorio: ho scelto di essere una libera professionista e poi mi ingabbiavo in dinamiche lontane anni luce da questa scelta. Alquanto assurdo.
Anche per questo ti dico che la settimana prossima sono Parigi. Non ti garantisco la puntualità di questa newsletter. Arriverà ma non so dirti quando.
E ora andiamo con una riflessione che mi gira dentro da un po’.
Non prima di averti detto che:
Il 23 settembre alle 17 (appena rientrata da Parigi) sarò alla Run for Inclusion di Milano per un talk dal titolo: "Tecnologia e Inclusione - In che modo la tecnologia può diventare uno strumento inclusivo?”. Mi lascerò ispirare dal mio libro “Empatia Digitale”. Ti lascio il link per le info.
La fretta non è amica della comunicazione di qualità
Comunicare è, di fatto, la capacità di procedere assieme su un percorso. Lo dice l’etimologia stessa della parola: “mettere in comune”. È quella capacità che abbiamo di posizionare le nostre carte su un tavolo e accogliere quelle degli altri. Ma è anche un viaggio che facciamo insieme attraverso le parole. Un viaggio che si sviluppa nelle nostre comunicazioni in presenza ma anche, e talvolta con forza maggiore, in quelle che avvengono sui social media.
Siamo tutti comunicatori, lo siamo sempre stati in quanto esseri umani. Ma se prima si definivano comunicatori coloro che lavoravano in ambito comunicazione e giornalismo, ora possiamo ritenerci tali tutti. Nel momento stesso in cui accediamo a un social media e pubblichiamo una foto, scriviamo un post o un commento, scegliamo di reagire a un contenuto altrui stiamo comunicando. E non possiamo più permetterci di essere superficiali e cinici nel farlo. È diventato importante ricordare sempre che siamo persone e che comunichiamo alle persone. Anche quando lo facciamo attraverso dei dispositivi e degli schermi.
A cosa dobbiamo prestare attenzione, quindi?
Agli altri e alla nostra unicità che è un valore importante. In sostanza possiamo imparare a essere meno frettolosi nella nostra comunicazione perché qualunque contenuto venga prodotto c’è qualcuno che lo legge, lo interpreta, ne accoglie l’effetto. Credo che l’immagine del domino renda perfettamente l’idea: la prima pedina che cade è il nostro atto comunicativo, le altre pedine sono gli effetti che questo produce sulle persone. Inevitabilmente questi effetti poi tornano a noi. Riflettere su questo, per esempio, ci aiuta a essere meno ego riferiti. Chiediamoci se stiamo solo dicendo che siamo bravi o se stiamo portando valore – informazioni, saperi, nozioni – a chi intercetta il nostro contenuto.
Togliamo l’io e mettiamo il tu. Provarci produce degli effetti importanti sulla comunicazione. Soprattutto ci allinea con le nuove esigenze. Negli ultimi anni, infatti, si è andata delineando una nuova modalità comunicativa: più empatica, rispettosa, valoriale. Ed è questo il futuro che ci aspetta: stiamo tornando a essere umani.
Come prepararci? Ritrovando la connessione con il nostro perché più profondo e ricordandoci che siamo persone prima ancora di indossare qualsiasi etichetta sociale o professionale.
È tutto molto semplice, che non significa facile. Di certo, è stimolante. Si impara molto di più mettendosi in ascolto.
Mi sembra un buon punto di partenza.
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Un libro.
“Semina come un artista. 10 idee per condividere la tua creatività e far conoscere il tuo lavoro” di Austin Kleon è tra i miei libri da scrivania. Nel senso che resta lì e di tanto in tanto lo apro per lasciarmi ispirare. Se non lo hai letto è un buon momento per farlo.
Un articolo.
Natura e umanità: è il tema di questo articolo firmato da Marisandra Lizzi, fondatrice di Mirandola Comunicazione. Al suo interno trovi delle potenti riflessioni sul tema delle relazioni, che a me sta molto a cuore. Lo trovi su Medium.
Un altro articolo.
Tu sai cosa è la restanza? Ha a che fare con i luoghi e le persone. Io l’ho scoperto leggendo l’articolo che Francesco Ciampa ha scritto su News48.it. Un pezzo che ho letto d’un fiato e prendendo anche qualche appunto. Credo valga il tuo tempo. Ti lascio il link.
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Ho scritto qualche libro sulla gratitudine, la comunicazione e il giornalismo costruttivo: li trovi tutti qui
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