Eh buongiorno!
7.07 puntuale. Io arrivo, poi tu leggi quando puoi. Ancora una volta mi sono trovata a pensare, qualche giorno fa, a quanto sia lungo gennaio. Pensiero ricorrente e conferma continua. Oppure è una conferma continua perché il pensiero è ricorrente?
Ci può stare.
In ogni caso è un mese di ripresa per ognuno di noi e di progetti nuovi. Mentre lo sguardo volge alla primavera. Domani sarò a Roma per il Giubileo della Comunicazione e con un bel po’ di gioia e gratitudine in me. Parlerò a un convegno con i massimi esponenti del giornalismo italiano. Porterò la mission del giornalismo costruttivo e del Constructive Network.
Sono pressoché certa che si parlerà anche di lei: l’intelligenza artificiale. Un vero prezzemolino dell’ultimo anno. Come se non ci fossimo dentro da ben più tempo.
E allora parliamone. Durante i miei momenti di studio e ricerca ho incrociato il termine inglese slop e dell’espressione AI slop.
Andiamo.
Oggi ti voglio parlare di…
L’intelligenza artificiale è potente, utile, straordinaria. Come ogni strumento però occorre imparare ad utilizzarla. “Oggi ti voglio parlare di…” è uno degli incipit che più ama ChatGPT e che spesso propone per suggerire un contenuto digitale su un argomento specifico. Ce ne sono altre: “in questo tempo in cui andiamo di corsa” è un’altra.
Ti basta scorrere qualunque social network per trovarne diverse. Possibile che abbiamo tutti la stessa idea?
Ovviamente no.
Succede che per pigrizia finiamo per confezionare contenuti che ci fanno sentire sul pezzo ma che in realtà non ci rappresentano totalmente.
Sono quelli definiti AI slop.
La parola slop rimanda in inglese alle montagne “di cibo poco appetitoso che viene spalato nelle mangiatoie per il bestiame" ed è stata utilizzata per definire i contenuti generati dall’intelligenza artificiale nelle app di messaggistica, come scrive il giornalista del New York Times Benjamin Hoffman. In sostanza si intendono grandi quantità di informazioni di bassa qualità.
Non è disinformazione. Si tratta di un testo che non porta da nessuna parte, di un’immagine meme fatta in fretta, di un articolo che stride nel tono e nel contenuto. Si sta parlando molto di disinformazione generata dall’IA ma di slop si sono occupati in pochi. Pochissimi per la verità.
E il fenomeno è vivo, vibrante e ci sottopone ogni giorno a un notevole flusso di testi di bassa qualità generati da prompt ingenui e da risposte copiate frettolosamente. Ne siamo letteralmente invasi.
L’ho visto apparire anche nelle slide di presentazioni e nei libri. Nelle mail e ne documenti di lavoro.
Mi viene in mente la storia dell’imprenditore serbo che ha acquistato siti di notizie abbandonati, li ha riempiti di contenuti generati dall'intelligenza artificiale e ha creato un business con la pubblicità. (Ne ha scritto Wired).
NewsGuard, una società con sede negli Stati Uniti, classifica i siti di notizie in base a una serie di criteri, tra cui trasparenza finanziaria e accuratezza, e tiene monitorati i "siti di notizie inaffidabili generati dall'intelligenza artificiale". Sono circa mille i siti web che operano “con poca o nessuna supervisione umana”.
Una soluzione c’è
Ciò che fa la differenza è essere rilevanti per le persone che intercettano i nostri contenuti.
Che siano post sui social, articoli, mail o messaggi. Non possiamo pensare di poter vivere di rendita con l’intelligenza artificiale.
E nemmeno che possa sostituirsi a noi. Altrimenti finiamo per determinare la nostra fine come esseri umani pensanti.
C’è chi si dice spaventato dall’IA e se l’obiettivo è generare slop lo sono anche io per la verità. Ma se invece ne comprendiamo l’immenso valore e la grande opportunità finiremo per allenare la nostra creatività, risvegliare le idee e progettare al meglio.
Quindi quale soluzione?
Educarci, informarci, formarci. Non esiste mai strada migliore. Ogni nuovo strumento che entra nella nostra vita va sperimentato spontaneamente ma poi studiato a fondo.
Se hai paura che l’intelligenza artificiale ti possa rubare il lavoro
chiediti come stai lavorando.
I prompt (testi con cui chiediamo all’IA di eseguire un’attività specifica) vanno maneggiati con cura e personalizzati. I testi prodotti vanno rivisti e, di nuovo, personalizzati.
Quindi la prima cosa che possiamo fare è scorrere un social network e prendere nota delle frasi ripetute da più persone, dello stile dei post (ChatGpt usa tantissime emoji), degli incipit più amati.
La seconda è scegliere professionisti e professioniste serie che possano aiutarci a utilizzare questo strumento potente nel modo più costruttivo possibile. (Prova a seguire Teresa Potenza su Instagram).
E infine la terza: sperimenta sempre, mettici il dubbio, fatti dare idee ma poi sviluppale tu.
Dimmi di te, usi l’intelligenza artificiale per produrre contenuti?
Assunta
PS: Io uso ChatGpt e Gemini per stimolare idee e creatività, per generare titoli efficaci, per riassumere lavori scientifici molto lunghi, per creare una cronologia di eventi storici (sempre da verificare) e attività simili. I testi no, non mi soddisfanno affatto: nemmeno con i prompt migliori.
Empatia Digitale. Le parole sono di tutti, il contenuto è tuo.
Mi sembra il libro appropriato dopo questa newsletter.