Se c’è una cosa che mi crea disagio è notare come sui mass media sia imperante il fenomeno della polarizzazione. Ci colpisce a prescindere dalla nostra consapevolezza e non cadere nella trappola richiede un impegno deciso, attento e determinato.
Il fenomeno si cela dietro la domanda più o meno velata “Da che parte stai?”. Ogni volta che rispondiamo siamo diventati le vittime inconsapevoli della polarizzazione. Viene da chiedersi come sia possibile costruire la propria opinione personale partendo da scelte così nette.
Voglio dire, la lasagna è il mio piatto preferito se mangiato a mezzogiorno. Quando mi viene proposta di sera potrebbe diventare il peggior incubo notturno. Quindi da che parte sto? Da quella di chi ama la lasagna o no? Messa così questa domanda mi spingerebbe a fare una scelta che non corrisponde alla mia reale opinione. Ci sono delle sfumature che non vengono considerate: quelle condizioni che appaiono dopo la congiunzione “se”.
Riesci a immaginare cosa possa significare questa posizione netta in un’epoca in cui siamo bombardati da contenuti di ogni genere? Una realtà in cui i social network si mostrano come un terreno fertile, dove opinioni e pregiudizi fioriscono e si amplificano?
Il World Economic Forum, lo ha evidenziato chiaramente: l’esposizione a questo flusso abbondante di informazioni, in un ambiente senza disintermediazione come i social media, può essere causa di disinformazione e di alterazione dell’opinione pubblica. I contenuti messi in circolo entrano in competizione tra loro per guadagnarsi una posizione privilegiata nell’olimpo dell’algoritmo che regola queste piattaforme.
Non è un fenomeno di oggi
Il concetto di polarizzazione di gruppo viene citato per la prima volta in uno studio del 1969 condotto su un campione di 140 studenti francesi delle scuole superiori divisi in piccoli gruppi. L’indagine ha preso in considerazione le opinioni e i giudizi degli studenti relativi a situazioni individuali e collettive. I risultati evidenziano come il fenomeno della polarizzazione sia più estremo a livello individuale rispetto al gruppo. Dopo questo studio di Serge Moscovici e Marisa Zavalloni, ce ne sono stati altri nell’ambito della psicologia sociale che hanno fornito ulteriori evidenze su questo fenomeno.
Ti segnalo, per approfondimento, la ricerca condotta da David G. Meyers e George D. Bishop nel 1970 in cui viene evidenziato come i processi di polarizzazione possano essere coinvolti anche nell'estremizzazione di atteggiamenti razzisti.
Il termine polarizzazione si riferisce al processo psicosociale che, se coltivato, conduce a una trasformazione dei propri atteggiamenti fino all’assunzione di opinioni estreme. Il terreno più fertile oggi per alimentare la polarizzazione sono i media. Le piattaforme digitali rappresentano il maggior mezzo di condivisione e diffusione di informazioni che amplificano le camere dell’eco con l’effetto inevitabile di una distorsione dell’informazione e della percezione della realtà.
Cass R. Sunstein, giurista statunitense e professore di legge presso l'Università di Harvard, ha analizzato in modo approfondito le conseguenze della polarizzazione nei confronti della società. Secondo Sunstein, ci sono cinque conseguenze principali.
La prima è la crescente presenza di estremismo violento, con la creazione di campagne d'odio rivolte ai gruppi opposti. Questo può portare a tensioni sociali e conflitti che possono essere estremamente dannosi per la stabilità e la coesione della società.
La seconda conseguenza riguarda la polarizzazione politica, che porta alla formazione di gruppi con idee condivise e alla difficoltà di raggiungere idee ragionevoli e costruttive attraverso il confronto e il dialogo. Questa situazione può portare a una maggiore ostilità tra i gruppi e a una polarizzazione sempre maggiore.
La terza conseguenza della polarizzazione è la diffusione di contenuti sarcastici a sostegno della propria tesi, che spesso portano alla denigrazione degli avversari e all'incitamento all'odio. Questo atteggiamento può portare a un clima di tensione e ostilità che impedisce il dialogo e la costruzione di soluzioni comuni.
Sunstein, nel suo studio, aggiunge che la polarizzazione porta anche all'esaltazione delle proprie convinzioni, rendendo difficile riconoscere le opinioni degli altri come valide e legittime. Si genera, così, quella chiusura mentale che ci rende incapaci di riconoscere il valore delle opinioni altrui. Di conseguenza si finisce per non riconoscere le notizie vere da quelle false. Quando si è troppo legati alle proprie convinzioni e si tende a filtrare le notizie in base a ciò che si vuole credere ( questo è il bias di conferma), è più facile cadere preda delle fake news e dei contenuti manipolati.
“Ognuno ottiene così tante informazioni nell'arco della giornata da perdere il proprio buonsenso.”
Gertrude Stein
Non crederci, esplora.
Allenare il pensiero critico è la chiave per poter uscire da questo pericoloso terreno. Quello che possiamo fare, quindi, è scegliere la ricerca di punti di vista differenti per accoglierli e farci nutrire, la lettura di testate indipendenti e che curano la verifica delle fonti. Sicuramente serve allenare l’attitudine a non occuparci solo di ciò che altri decidono di porre alla nostra attenzione ma andare oltre e ampliare il panorama dell’informazione.
Dobbiamo tornare al concetto di complessità e abbracciare l’idea che sia possibile complicare la narrazione per offrire una storia più completa e accurata alle persone. Quando incontriamo la complessità, diventiamo più curiosi e meno chiusi alle nuove informazioni.
In altre parole, ascoltiamo.
Quattro chiavi per allenarti.
Ascoltare in modo differente: non si tratta solo di sentire; è un invito a comprendere profondamente ciò che l’altro comunica. Questo ascolto attivo crea fiducia e incoraggia risposte più autentiche, trasformando il dialogo in un’esperienza condivisa.
Andare oltre il problema: poniamoci domande inaspettate che ci portano a esplorare motivazioni più profonde, oltre le semplici opinioni. Queste domande ci aiutano a connetterci su un piano più personale e significativo, aprendo la porta a comprensioni più ampie.
Abbracciare la complessità: riconoscere che un argomento è complesso stimola la curiosità e l’apertura verso nuovi punti di vista. Ogni storia ha molteplici angolazioni, e il nostro compito è esplorare queste dimensioni.
Contrastare il bias di conferma: coinvolgere diverse comunità e prospettive ci permette di costruire relazioni al di là delle differenze, promuovendo un dialogo inclusivo e costruttivo.
Il dibattito pubblico sta aspettando noi per elevarsi.
La prossima volta che ti trovi di fronte a una notizia o a un’opinione polarizzata, chiediti: “Qual è la storia completa? Quali voci mancano?” Allontaniamoci dalla reazione immediata e superficiale, abbracciando invece un approccio analitico e consapevole.
La polarizzazione non è solo un problema sociale: è un’opportunità.
Ogni volta che scegliamo di cercare la complessità, contribuiamo a un dialogo più sano e costruttivo. Quando ci impegniamo a comprendere le esperienze e le preoccupazioni degli altri, non solo arricchiamo le nostre prospettive, ma promuoviamo un ambiente in cui le differenze possono coesistere e dialogare.
In questo modo, possiamo costruire ponti anziché muri.
Immagina un mondo dove le narrazioni siano ricche e sfumate, piene di dettagli e storie complesse. In questo contesto, l’informazione non è solo una merce da consumare, ma un potente strumento per l’educazione e la connessione. Ogni storia ha il potere di trasformare, ispirare e guidarci verso una maggiore empatia e comprensione. Questo è il tipo di informazione di cui abbiamo bisogno: un’informazione che rispetti le complessità della realtà e incoraggi il dialogo, non la divisione.
Siamo i custodi delle storie che raccontiamo e degli spazi che creiamo.
Insieme, possiamo contribuire a un futuro in cui l’informazione non solo informa, ma unisce, educa e ispira.
Proviamoci almeno,
Assunta
I semi che ho piantato.
Ho pubblicato un editoriale su News48 sul back to school. Qualche pensiero sull’educazione e il futuro. Lo trovi qui.
Per la Community di Future Education Modena ho rilasciato un’intervista condotta dalla prof giornalista Annamaria Bove. Si parlato di giornalismo costruttivo. Se vuoi leggerla basta iscriverti gratuitamente qui. Ci trovi tanti spunti interessanti.
Dove trovarci, ascoltarci, condividere.
Il 3 ottobre a Milano - in quello spazio favoloso che è il Belvedere Berlusconi a Palazzo Lombardia - modero un incontro dal tema “Gender Pay Gap: punti di vista dal mondo delle libere professioni”. Ingresso gratuito, registrazione obbligatoria qui.
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Parole e pensieri utili per te 📌
Teresa Potenza è una giornalista del Constructive Network specializzata in Intelligenza Artificiale generativa. Ha lanciato un corso gratuito via mail che parte il 7 ottobre. Ti lascio il link per iscriverti.
Amiche si parte! è un blog brillante che parla di viaggi, libri ed esperienze. Lo cura Isa Grassano, amica speciale e giornalista eccezionale. Ti lascio il link per buttarci un occhio.
Mi sono innamorata di questo articolo de Il Post: c’è un motivo se siamo ancora in contatto con il nostro compagno di scuola, oppure no. La mia compagna alle superiori è ancora la mia migliore amica.
L’ispirazione di questa puntata è arrivata al mio ultimo libro “Inversione a U. Come il giornalismo costruttivo può cambiare la società” scritto a quattro mani con Mariagrazia Villa, docente di etica dei media. Se lo hai letto e vuoi lasciare una recensione ti basta cliccare qui.