Un caffè caldo e ne parliamo
Questa estate mi ha spinta a pensare al quel filo sottile che lega gratitudine, empatia, narrazione costruttiva. C'è bisogno di calore nella comunicazione.
Buongiorno speciale, direi!
Riprendiamo dopo qualche mese e un’estate ricca di nuove riflessioni e pianificazioni.
Sono andata in vacanza a Luglio e questo ha fatto sì che Agosto, a parte qualche breve gita-viaggetto, sia stato lento e proficuo. Almeno in termini di crescita interiore e pensieri sui prossimi progetti. Letto tantissimo, studiato ancora di più, seguito formazioni e messo a terra (sulla Moleskine) quello che mi è passato per la testa.
Per me Settembre è il vero inizio anno, quindi anche il tempo del nuovo. E questa newsletter rinnovata è frutto di questi pensieri.
Sorseggio un caffè mentre ti scrivo.
Sul mio terrazzo di casa nelle uniche ore fresche della giornata.
Prima di passare oltre ti scrivo qui un paio di appuntamenti:
8 settembre - per i giornalisti iscritti all’ordine a Ferrara il corso “Giornalismo costruttivo: tra etica e nuova informazione” - In presenza, gratuito, lo trovi su FormazioneGiornalisti (6 crediti deontologici)
29 Settembre - Teatro Sfera di Bussero il Festival delle Relazioni Umane (poi ti darò più dettagli ma intanto metti in agenda se puoi)
30 Settembre - Festival del Podcasting a Milano (tieni d’occhio il sito)
Il caffè caldo fa la differenza
Questa newsletter non si è stravolta al punto di parlare di cibo e bevande, aspetta a disiscriverti.
Restiamo in ambito comunicazione e relazioni che è dove voglio rimanere anche dopo le riflessioni di questa estate. Anzi di più ancora.
Hai mai avuto la sensazione che una persona fosse “calda”? Di solito lo diciamo di qualcuno che ci fa sentire accolti e compresi. Con cui siamo a nostro agio. Non è solo una metafora. Almeno da quanto emerge dallo studio degli psicologi John A. Bargh (Yale University) e Lawerence E. Williams (Colorado University). L’esperienza del calore o del freddo fisico accresce la sensazione di calore o freddezza interpersonale e incide sulle relazioni. Senza che la persona che sperimenta questo stato se ne renda conto.
Dopo i primi esperimenti che hanno sollevato questa idea, i due psicologi hanno coinvolto gli studenti del loro corso dividendoli in due gruppi: al primo è stato chiesto di tenere in mano una tazza di caffè caldo e al secondo di caffè freddo. Indipendentemente dalla temperatura della bevanda, agli studenti è stato chiesto di definire il profilo di una persona sulla base di alcune informazioni fornite. Quello che è emerso è interessante: la persona veniva considerata “calda” da coloro che tenevano tra le mani la tazza di caffè bollente e “fredda” o meno “calda” da coloro che avevano in mano la tazza di caffè freddo.
In una seconda fase dello studio, sempre con la divisione in due gruppi e relative tazze di caffè freddo e caldo, è stato detto ai partecipanti che avrebbero ricevuto un premio per sé o da donare. Indovina un po’? Coloro che avevano in mano la tazza di bevanda calda erano più propensi a donare il regalo.
Cosa ci dice questo studio?
La temperatura fisica influenza sia il modo in cui vediamo gli altri che il nostro comportamento nei confronti delle altre persone. Lo stesso Bargh, uno dei due psicologi, ha fatto riferimento al brain imaging: studi che hanno mostrato come gli stimoli caldi o freddi innescano l’attività nella cortezza insulare che è influisce sulla nostra capacità di collaborare con gli altri.
Se portiamo questo risultato alla comunicazione, mi viene da pensare che l’utilizzo e la scelta delle parole che rimandano al concetto di calore può di certo fare la differenza quando ci rivolgiamo agli altri.
Sono partita anche da qui per arrivare a una conclusione rispetto ai miei pensieri estivi: la comunicazione in cui credo è quella che scalda e che accoglie. Si basa sui principi dell’empatia, della gentilezza, della gratitudine e dell’ascolto costruttivo. E il mio impegno, da oggi, è quello di creare un filo sottile che unisce tutti questi valori in cui credo e che possono fare accadere delle vere magie.
Questa è la mia sfida per il prossimo futuro. Se ti va di dirmi la tua ti leggo.
Abbiamo ripreso il ritmo.
A venerdì prossimo.
Assunta
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Un libro.
In estate preferisco i romanzi ai saggi e manuali. Ho letto I Monteleone di Lucia Tilde Ingrosso. Una saga familiare che ti rapisce sin dalle prime pagine. Lucia è un’amica e solitamente scrive gialli. Questa volta si è cimentata in un altro tipo di lavoro e devo dire che ci è riuscita alla grandissima. Importante il numero di pagine ma lo leggi in pochissimo perché avvincente come solo le saghe familiari sanno essere.
Un articolo.
Disegnare la propria sfera morale: un esercizio di inclusione. Prenditi il tempo per farlo perché ti illuminerà come ogni altro stimolo di Mariagrazia Villa, giornalista e docente di etica della comunicazione. Visto che ci sei poi resta nel suo blog.
Un podcast.
Se ti occupi di creare contenuti digitali allora probabilmente conosci Alessio Beltrami. Se non è così ti suggerisco il suo podcast “Ascolto Beltrami” che è un vero scrigno di ricchezza. Ma fuori dagli schemi e lontano dalle ricette magiche.
Restiamo in contatto anche altrove 😀
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Ho scritto qualche libro sulla gratitudine, la comunicazione e il giornalismo costruttivo: li trovi tutti qui
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