La vita da freelance è sfidante ma...
... anche piena di opportunità. Nessuna ricetta magica: ti dono la mia esperienza.
Buona energia al tuo venerdì, o a qualunque altro giorno sia per te ora.
In questo istante, mentre inizio a scrivere, sono le 15.15 di mercoledì 28 febbraio. Sono in uno dei miei luoghi preferiti: un bistrot della provincia milanese. Qui vengo spesso a lavorare tra il profumo di cibo buono e sano a ogni ora, la musica lounge di sottofondo, le voci delle persone.
Qui spesso nascono i post che leggi qua e là sui miei profili. Perché c’è vita e ci sono storie. Sempre qui è dove il personale (gentile, accogliente e allegro) conosce i miei gusti. Mi fa sentire a casa.
Incrocio di sguardi. Qualche parola. Sorrisi. Nulla è casuale. Il caso, nel mio mondo, non esiste.
La vita da freelance può essere sfidante. Ma ci sono cose che profumano di opportunità e umanità a cui non riesco a rinunciare. I luoghi come quello in cui sono oggi è tra queste. Ma non è l’unica.
Ti racconto tutto dopo la parentesi sui prossimi eventi per incontrarci.
Il 14 marzo a Milano modero tre donne straordinarie: Valentina Coradeghini, Carmen Carulli, Simona Santiani. Professioniste e autrici con cui dialogherò sul potenziale umano. L’evento è a ingresso gratuito con registrazione obbligatoria qui.
Ti rinnovo l’invito: il 16 Marzo sono a &Love Story a Verona. Puoi acquistare il biglietto con uno sconto usando il codice constructivenetwork. Ti lascio il link. Se vieni fatti riconoscere che ci abbracciamo.
Potrebbe andare così…
Freelance si nasce o si diventa. Qualcuno ha scelto, qualcuno ci si è trovato per dinamiche della vita. Qualcun altro, a un certo punto del viaggio, ha capito di volerlo essere.
Comunque sia andata, ci siamo dentro.
Quel senso di incertezza crea adrenalina ma anche paura.
Il valore dell’autonomia e della gestione del tempo può trasformarsi in confusione e mancanza di organizzazione.
Senza contare il “visto che sei a casa ci pensi tu?” oppure “dal momento che ti gestisci ti occupi tu di questo?” a cui siamo sottoposti.
Il piacere di lavorare indisturbati rischia di diventare solitudine.
Vestirsi comodi in casa ci potrebbe trasformare in persone trasandate.
Quel pc a portata di mano ci spinge a esserci sempre e comunque. Per chiunque.
Sono delle possibilità da prendere in considerazione. Non delle verità assolute. Potrebbero non accadere ma sono quasi certa che uno o più di questi scenari è capitato anche a te se vivi una vita da freelance. O lo hai visto accadere ad altri.
A me, in diverse fasi di vita e più o meno contemporaneamente, sono capitate tutte. Alcune, come l’incertezza e il “visto che…”, sono ancora presenti. Sulle altre ho lavorato. Non so se bene o male ma al momento sembra funzionare.
… ma anche no.
Provo a raccontarti qui quello che scriverei alla persona più cara per me se iniziasse a vivere da freelance. (Nel frattempo mi hanno portato un sorbetto al mandarino!)
La solitudine è stato lo scoglio più difficile. Sono una persona che si nutre di relazioni, di sguardi, di sorrisi e di condivisione. Chiusa in casa a lavorare da sola ogni singolo giorno della mia vita non mi ci sono mai vista. La mia salvezza, da sempre, sono le altre persone. Per questo nella mia agenda non mancano mai i caffè di condivisione, i pranzi che sanno di progetti, le call di affetto (queste sono un’esclusiva di Mariagrazia Villa che vive a Parma e con la quale ho scritto l’ultimo libro. Affetto ma anche lavoro, ovviamente!). E poi ci sono gli eventi e i viaggi di cui è fatto il mio lavoro. Non si ha sempre voglia, ma ho capito una cosa: se focalizzo l’attenzione sul come mi sento dopo l’entusiasmo arriva. Perché il dopo è sempre una sensazione di benessere.
Ma con tutti quei caffè e pranzi poi lavori? Sì, meglio. Una lezione che mi ha restituito questa vita da freelance è che non sempre la quantità di tempo è amica di un lavoro ben fatto. Spesso è causa di stress e stanchezza. Il confronto con altri è carburante per qualunque tipo di attività.
La condivisione ci toglie dall’io e ci fa entrare nel noi.
La definizione di abitudini costruttive è stato il secondo tema importante per me. Ogni giorno, che io stia a casa o meno, mi preparo come se dovessi uscire. Se devo fare delle call mi capita anche di indossare le scarpe: appare come una sciocchezza ma non lo è. Prova e mi saprai dire.
E come la mettiamo con la disponibilità full time? Io sono tra coloro che ha sempre dato ad oltranza, almeno fino a 10 anni fa. Poi ho iniziato ad ascoltarmi, a osservare, a fare esperienze di crescita interiore e ho capito che non andava bene. Così ho iniziato, lentamente, a mettere paletti. Non rispondo a mail o WhatsApp di lavoro prima delle 9 del mattino e dopo le 19. Il weekend solo messaggi di amici, amiche o reali urgenze lavorative (che per me sono: devo consegnare un pezzo, sono speaker o moderatrice a un evento, qualche collega del Constructive Network è impegnato in un evento e ha bisogno di sostegno). Naturalmente io non mando mail di lavoro o messaggi in chat quando non voglio riceverli. Se scelgo di lavorare nel weekend scrivo la mail e la programmo per il lunedì dalle 11 in poi. Hai mai notato quanto affollamento c’è a partire dalle 8.30?
Non mancano mai i momenti per me. Ogni giorno medito almeno 30 minuti, leggo pagine di libri di formazione o romanzi, mi dedico all’attività fisica. Alcuni giorni è la palestra, altri una passeggiata.
Ho imparato a dire diversi no. Ma su questo so che devo migliorare ancora. A volte mi accorgo che la mia chat di WhatsApp è davvero troppo piena di richieste. E spesso ognuna nella pretesa di essere l’unica. Non lo è. Per la famiglia e gli amici ci sono sempre ma ricordando a me stessa che essere disponibili non significa annullarsi. L’ho fatto per troppo tempo in passato. E non era un bel sentire.
Le urgenze altrui, spesso, non corrispondono alle nostre.
Sul potere dei no ti lascio un libro che a me ha dato molto.
Metto in questa categoria anche il no alle distrazioni. Da tempo ho tolto tutte le notifiche dal cellulare. Anche quelle di alcuni gruppi WhatsApp. Accedo quando lo scelgo. Quando ho bisogno di concentrazione il telefono è lontano da me. (Anche capovolto è troppo seducente, mannaggia!). E qui non posso che consigliarti il nuovo libro del mio amico Alessio Carciofi a cui avevo dedicato una precedente puntata di questa newsletter.
Ti ho donato un pezzo di vita quotidiana personale. Se ti va di donarmi un pezzo della tua sono qui.
Sono le 17.20. Qui ci sono ancora tante persone. Valentina, davanti a me, è concentrata nel suo lavoro. Perché, una cosa che non ti ho detto è che, a volte, tra freelance fa bene anche condividere il tempo pur lavorando ognuno per conto proprio. Alzare lo sguardo dal pc e trovarne uno amico è speciale.
Assunta
PS: ah, sull’incertezza: la tengo sul filo dell’adrenalina e quando capita accolgo la paura. Ha sempre qualcosa da insegnare.
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Un profilo Instagram
Antonio Quaglietta è uno psicologo che sa spiegare con semplicità ciò che vive dentro di noi: pensieri ed emozioni. Ok, è anche un caro amico per me. Da lui imparo sempre molto e vorrei donarti l’esperienza di ascoltarlo. Lo trovi qui.
Un libro
Qualche giorno fa ho ripreso in mano un libro che spesso cito in aula di formazione e in consulenza. “Imparare l’ottimismo” del prof. Martin Seligman: è una miniera preziosa di sollecitazioni per esseri umani. Leggilo se puoi.
Un podcast
“One More Time” di Luca Casadei è attualmente uno dei miei podcast preferiti: interviste profonde e ricche che ti portano altrove. Ascoltalo e poi dimmi.
Un articolo
Tenere un quaderno di ogni opportunità che ha declinato ha aiutato la scrittrice Leslie Jamison a capire cosa conta di più. Ti lascio l’articolo del New York Times: a proposito del saper dire di no.