Buon venerdì.
Stanno accadendo tante cose in questo periodo nel modo digitale. Ne abbiamo parlato anche la scorsa settimana. Gli influencer sono sotto l’occhio del ciclone, le persone appaiono arrabbiate, i media giocano a chi la spara più grossa. Una bella confusione che però mi fa pensare al fatto che risulta ancora più importante il contributo che ognuno di noi può dare.
La parola può fare grandi cose. E noi con lei se siamo disposti a rispettarla. Forse potremmo tenerlo a mente ogni volta che ci avviciniamo a un contenuto digitale.
Ieri mi hanno fatto un’intervista per un podcast italiano di Berlino e mi sono ritrovata a condividere il suggerimento che più amo dare: smettiamo di condividere per dire che non ci piace un contenuto. Così, stiamo al gioco dei media. Iniziamo a mettere in circolazione e a dare energia a ciò che riteniamo utile, edificante, costruttivo, onesto. Non dico che potremmo riuscire a cambiare il tono del social media, ma di certo diamo il nostro contributo per elevare il dibattito pubblico.
Ho due notizie da darti:
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Il 16 Marzo sarò speaker a &Love Story a Verona dove il Constructive Network che ho fondato sarà partner. Puoi acquistare il biglietto con uno sconto usando il codice costructivenetwork. Ti lascio il link.
E ora partiamo. Voglio parlarti di una cosa importante.
Non rinunciare al giornalismo
Il giornalismo è necessario: fondamentale per la democrazia, determinante come servizio pubblico. È innegabile che stiamo vivendo un periodo storico davvero complesso per la professione. Rinunciare all’informazione, però, non dovrebbe essere la nostra prima scelta, così come non dovremmo sacrificare la nostra salute mentale sull'altare della negatività delle notizie.
È possibile rimanere informati ed impegnati senza distruggere la nostra fiducia nell'umanità ogni mattina?
Sì.
Il suggerimento chiave che mi sento di darti è di allenarti a leggere le notizie tenendo a mente la loro struttura e mantenendo uno sguardo critico. Che non significa diffidente. L’essere critico è uno strumento di lettura e non un obiettivo.
Detto questo, provo a darti 5 spunti per non rimetterci in salute mentale quando leggi le notizie.
Negative per natura. Le notizie che vengono scelte e pubblicate hanno un taglio negativo per loro natura. Sono progettate per questo. Un dato di fatto che non deve impedirci di ricordare che ciò che leggiamo sui media è solo una parte della storia. Non viene dipinto il quadro completo, e in realtà non c’è interesse a farlo. Narrare i pericoli attira la nostra attenzione: il nostro cervello deve proteggerci e vuole sapere. Ecco perché per noi esseri umani risultano affascinanti incidenti, crimini e morti, tragedie di ogni genere, disfunzioni sociali e simili. Cominciamo a considerare quello che leggiamo come l’eccezione, non confondiamolo con la regola.
Conosci la tua mente. Il nostro cervello funziona per scorciatoie. È incredibilmente pigro e questo non gioca a nostro favore con le notizie. Tra i vari bias che viaggiano con noi, quello della disponibilità si lega molto al flusso delle notizie. Steven Pinker, spiega che "le persone stimano la probabilità di un evento o la frequenza di un tipo di cosa dalla facilità con cui gli vengono in mente le situazioni vissute ". Temiamo ciò che abbiamo visto di recente o frequentemente. O su cui abbiamo più informazioni in un dato momento. Fai attenzione quindi a pensare che l’attenzione che riceve un evento dai media sia quella che effettivamente merita. Prendi le misure per bene.
Un altro bias su cui riflettere è quello della negatività di cui parla in modo approfondito Hans Rosling nel suo libro “Factfulness. Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo” che dovrebbe essere nelle case di ognuno di noi. Il concetto è che che siamo più inclini al negativo che al positivo. Ricorda che c’è differenza tra notizie e allarmismo.
Non farti distrarre dai numeri solitari. Noi giornalisti amiamo i numeri: sono una prova tangibile di ciò di cui stiamo parlando. Ma possono essere fuorvianti. Anche su questo ti può essere di aiuto il libro di Rosling che scrive a proposito dell’istinto delle dimensioni: impariamo a “riconoscere quando un numero solitario sembra impressionante e ricordare che potresti avere l'impressione opposta se fosse confrontato con qualche altro numero rilevante”.
Attenzione alla parola crisi. Ci sono parole che i media amano per l’effetto che generano. Una di queste è crisi. Possibile davvero che ce ne siano così tante e così contemporanee? Prenditi un momento prima di trarre conclusioni affrettate. Non sempre avrai il tempo di indagare sulla narrazione e sulle sue molteplici sfumature. Puoi, però, tenere presente che spesso ce ne sono.
Non siamo soli. I problemi sono inevitabili nella nostra società e i giornalisti hanno il compito di raccontarli. Resta il fatto che l'esistenza di problemi, anche quelli grandi e complessi, non significa che essi siano irrisolvibili, o che coloro in grado di risolverli non agiranno. Il cambiamento spesso avviene a un ritmo più lento rispetto alle notizie, e potresti non aver ancora sentito parlare di ciò che sta accadendo.
Il giornalismo è un servizio pubblico e serve per informarci e darci il potere. Non il contrario. Ci sono giornalisti che ci credono ancora e testate giornalistiche (pensa a quelle indipendenti che stanno nascendo) che lavorano in questa direzione.
Fiducia e consapevolezza.
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Dai che lo vogliamo sapere tutti il segreto della longevità. In questo articolo del New York Times ne vengono elencati 7 e tra questi gli ultimi due sono potenti. Il primo è il mindset positivo e il secondo sono le relazioni.
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