Ciao!
Evitare le notizie. Sembra essere ormai questo il modo in cui molte persone interpretano la gestione dell’informazione. Ammesso che sia davvero possibile farlo, e su questo ci torno fra un attimo, viene da chiedersi se si tratta di una soluzione costruttiva.
È davvero possibile smettere di leggere le notizie?
Siamo tutti connessi. Ognuno di noi, oggi, ha la possibilità di ricevere informazioni in tempo reale più di quanto possa essere accaduto nella storia dell’umanità. Quello che vogliamo è disponibile per lo più gratuitamente e sempre a portata di mano. Non abbiamo solo accesso facile alle notizie: anche ad altre tipologie di informazioni. Vita privata dei personaggi pubblici e opinioni condivise in modo dirompente vanno per la maggiore negli ultimi anni. Motivo per cui, talvolta, si parla di informazione come intrattenimento volto ad accontentare la curiosità delle persone.
Questo fenomeno, che ci consente di avere maggiore accesso alle notizie, è anche il motivo per cui scegliamo di scappare dall’informazione. Negli ultimi anni crescono le ricerche universitarie e scientifiche che parlano della tendenza al rifiuto delle notizie. Le persone rinunciano volentieri alla lettura e all’ascolto delle news: per lo più la ragione è l’effetto negativo che hanno sul proprio umore e sull’energia delle proprie giornate e in secondo luogo il sospetto che non siano notizie vere. Questo emerge anche da un’indagine condotta da Reuteurs Institute e Oxford University su 75mila lettori online di 38 Paesi del mondo.
Risultato: una persona su tre sceglie di non leggere le notizie.
O almeno crede di farlo.
Isabelle Roughol, editor di Linkedin, ha scritto un post nel 2019 che conservo per gli spunti interessanti che mi ha dato. Commentando l’indagine della Reuteurs ha chiesto ai suoi follower di raccontare la propria esperienza con le notizie. Le persone hanno lasciato diversi commenti che mostrano come sia generalizzata la mancanza di fiducia nell’operato dei giornalisti. La scelta è quella di proteggersi dall’effetto negativo dirompente delle notizie, dalla frustrazione generata dalle storie lette, dalla percezione di leggere contenuti manipolati, dal desiderio di stare alla larga dallo stress e dalla stanchezza mentale dovuta alla mancanza di soluzioni rispetto ai problemi proposti.
Ho provato a estrapolare alcune riflessioni da questi commenti:
Siamo stanchi di essere depressi, stressati e spaventati. E non abbiamo bisogno di illusioni positive ma di problemi che vengano raccontati con soluzioni possibili.
Si tende a credere che se la notizia è abbastanza importante allora in qualche modo ci raggiunge grazie alla condivisione di altri. Sembra esserci una eccessiva fiducia nei social media e nel buon vecchio passaparola. Una scelta che può anche rivelarsi interessante se non fosse che potremmo rischiare di perderci qualcosa. Sicuramente gli approfondimenti.
Questo continuo accennare alle fake news ha generato una mancanza di fiducia e credibilità nella stampa. Leggere con il punto di domanda è diventata quasi normalità per molti. Soluzione: leggo per intrattenermi e non per informarmi.
Queste riflessioni mi fanno pensare che non sia in realtà possibile stare alla larga dalle notizie e, tutto sommato, non è quello che realmente desideriamo fare. Se da un lato siamo talmente immersi nel mondo digitale da essere raggiunti comunque da notizie e storie, dall’altro non possiamo ignorare la nostra propensione al sapere e alla curiosità. Sono queste le ragioni per cui finiamo per leggere le notizie: vere o false, approfondite o no, positive o negative, che raccontano problemi o soluzioni. Le notizie attirano la nostra attenzione.
Mi torna in mente anche uno studio condotto da Michelle Gielan, Dr. Martin Seligman, Dr. Margaret Kern e Lizbeth Benson dell'Università della Pennsylvania nel quale ho letto che sono sufficienti pochi minuti per cambiare radicalmente l'umore di qualcuno da neutro a negativo semplicemente entrando in relazione con le notizie.
Lo studio evidenzia che un flusso importante di notizie che mostrano un mondo spaventoso e apparentemente senza speranza lasciano, nel pubblico, sentimenti di paura che persistono e che si riflettono nelle loro attività quotidiane.
Potrebbe essere questo a farci assumere l’atteggiamento dello struzzo: mettiamo la testa sotto la sabbia per non farci toccare dalle notizie negative. Accade nonostante la consapevolezza che non sia una buona scelta.
Intenzionale o non intenzionale?
Il rifiuto delle notizie ha una serie di cause diverse. In uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Journalism Studies sono state esaminate e classificate le diverse cause e le potenziali soluzioni relative a due tipi di rifiuto delle notizie: intenzionale e non intenzionale.
Cominciamo dalla fine.
Chi evita le notizie in modo involontario lo fa perché l’offerta di contenuti multimediali è talmente importante che viene spontaneo scegliere in base alle proprie preferenze. Di fronte a tanta scelta le persone si voltano nella direzione dell’intrattenimento piuttosto che dell’informazione.
Diverso è il caso del rifiuto intenzionale delle notizie che si basa, invece, su una scelta ben consapevole da parte delle persone. E le ragioni di questa scelta vanno ricercate, come scritto qualche riga fa, negli effetti troppo negativi delle notizie, nella mancanza di fiducia o nell’eccessivo sovraccarico informativo. Quando le persone evitano attivamente le notizie lo fanno perché le trovano troppo negative, perché non si fidano di quel che leggono o ascoltano o perché si sentono sovraccaricate dalla quantità di notizie disponibili. È quasi impossibile sintonizzarsi su un telegiornale, cliccare su un sito web di notizie o aprire un giornale senza trovarsi di fronte a guerre, criminalità, scandali, disastri naturali e sofferenze. Per alcuni, tali notizie hanno un impatto negativo sul proprio benessere. Una successiva sensazione di impotenza li fa cambiare canale, spegnere la televisione, abbandonare il giornale o cancellare l'app di notizie.
Anche la scarsa fiducia nei mezzi di informazione e nei giornalisti gioca un ruolo significativo nel fenomeno del rifiuto delle notizie. Spesso, questa mancanza di fiducia è causata dalla percezione che i giornalisti non siano neutrali e non riportino la verità.
Un terzo motivo per cui le persone voltano le spalle alle notizie è che trovano travolgente il flusso delle stesse. Mentre alcuni apprezzano l'offerta quasi infinita a cui siamo sottoposti, altri hanno la sensazione di essere colpiti da uno tsunami di notizie difficile da gestire.
Scegliere è una scelta
Forse non è più il caso di illuderci di poter evitare il flusso di informazioni ma piuttosto è arrivato il momento di scegliere come informarci. Soprattutto è arrivato il momento di chiederci, come pubblico e come professionisti dell’informazione, quale atteggiamento si voglia avere di fronte a una storia. Sia essa da leggere o da raccontare.
Meglio questa scelta che fuggire dalle notizie. In quest’ultimo caso sarebbe come distruggere il concetto di democrazia e, quindi, di comunità. In generale, il consumo di notizie ha un impatto positivo sulla conoscenza della società e della politica da parte delle persone. Non possiamo restare indifferenti a questo aspetto.
Possiamo sentirci frustrati per tutte le cose negative che accadono nel nostro mondo, ma se non andiamo alla radice, stiamo combattendo una battaglia persa. È convinzione profonda di molti di noi che il cambiamento, soprattutto se su tematiche importanti, non sia possibile.
In realtà servono solo dei modelli.
Quando mi sono soffermata a riflettere sull’informazione mi sono resa conto che il vero problema non è semplicemente il flusso di storie negative. Il problema più profondo è che stiamo raccontando le storie in modo sbagliato.
Eccolo qui il terreno su cui far germogliare la narrazione costruttiva.
La ragione principale di questa necessità è quella di evitare che le persone voltino le spalle alle notizie. L'idea che sta alla base del giornalismo costruttivo è quella di affrontare certamente i problemi e le carenze, ma di portare attenzione anche alle soluzioni e agli esempi positivi che possono servire da ispirazione nella gestione delle sfide che ci si presentano. Lo scopo di questo approccio più equilibrato al giornalismo è quello di sostituire la sensazione di angoscia e impotenza con un sentimento di speranza e un senso di poter fare la differenza nella società.
Quindi cosa si può fare per tornare ad avere una buona relazione con le notizie?
Non ho una bacchetta magica per proporti La soluzione. Posso dirti che scelta ho fatto io: quella del giornalismo costruttivo. Sia come giornalista che come lettrice.
Se hai voglia di saperne di più ti lascio qui sotto le puntate di questa newsletter in cui se ne parla.
Per tutto il resto, scrivimi.
Assunta
PS: E per andare ancora più a fondo puoi sempre leggere “Inversione a U. Come il giornalismo costruttivo può cambiare la società” scritto a quattro mani con Mariagrazia Villa. Lo trovi qui.